La moda contribuisce in modo significativo alla crescente crisi climatica. L’esatto numero di tonnellate di emissioni di carbonio che emesse dal settore rimane controverso, anche se la Banca Mondiale stima che sia il 10% delle emissioni totali globali.
Secondo McKinsey, l’attuale tendenza di crescita della moda non rispetta l’impegno dell’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi entro il 2030, di una percentuale pari al 50%. Il settore deve ridurre rapidamente le sue emissioni.
Il Greenhouse Gas Protocol classifica le emissioni prodotte dall’industria della moda come Scope 1, 2 e 3. Con Scope 1 si intendono le emissioni prodotte direttamente da un’azienda, dagli stabilimenti e dagli edifici che possiede, dai veicoli che utilizza e così via. Le emissioni Scope 2 sono quelle generate nella produzione dell’elettricità acquistata dall’azienda. Le emissioni Scope 3 contemplano tutte le emissioni indirette legate al funzionamento di un’azienda, dalla lavorazione delle materie prime allo smaltimento dei rifiuti, dalla distribuzione dei prodotti al loro utilizzo da parte dei consumatori.
Stiamo definendo ufficialmente le modalità di gestione delle emissioni Scope 1, 2 e 3. Esaminando i dati relativi al periodo dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, nel 2023 abbiamo condotto la nostra prima valutazione sulle emissioni Scope 1, 2 e 3 per rilevare gli hotspot e individuare delle opportunità di riduzione. Vivienne Westwood LTD, gestita dalla sede di Londra, e Vivienne Westwood SRL, la nostra consociata gestita da Milano, hanno eseguito due valutazioni separate che auspichiamo di unificare nel 2024 per adottare degli obiettivi misurabili.
La nostra priorità resterà sempre la riduzione delle emissioni. Cerchiamo di compensare (ossia pagare per una riduzione delle emissioni di carbonio altrove per compensare il nostro impatto) solo quando le emissioni derivanti dalle nostre attività sono inevitabili (per esempio, quelle causate dai voli e da altri mezzi di trasporto).
Nel 2017, abbiamo unito le forze con il British Fashion Council e il sindaco di Londra in una campagna per riunire i protagonisti del settore della moda affinché fossero incoraggiati a passare a un fornitore di energia rinnovabile o a una tariffa di energia rinnovabile entro il 2020.
Da quel momento, tutti le nostre boutique e uffici gestiti direttamente da noi (tranne due) nel Regno Unito hanno effettuato il passaggio a un fornitore di energia rinnovabile, Ecotricity, la cui mission è sostituire l’energia da risorse fossili con quella ottenuta da fonti rinnovabili su tutto il territorio britannico. La nostra boutique e il nostro ufficio italiani utilizzano energia rinnovabile e stiamo cercando attivamente delle alternative in Francia. Nel 2023, il nostro ufficio e il nostro negozio di Los Angeles sono passati al 100% di energia rinnovabile, mentre il nostro negozio e il nostro ufficio di New York utilizzano ora il 50% di energia rinnovabile, dato che al momento non è disponibile un’alternativa che offra il 100%. Nei casi in cui le infrastrutture lo concedano, abbiamo intenzione di passare al 100% di energia rinnovabile entro il 2024.
La nostra campagna SWITCH to Green ha riunito venti marchi del Regno Unito che nel primo anno sono riusciti a procurarsi un totale stimato di 355 milioni di chilowattora provenienti da fonti di energia verde. Questo equivale a 125 tonnellate di emissioni di CO2 evitate per le loro emissioni Scope 1 e 2 .
Stiamo estendendo la campagna alle nostre emissioni Scope 3 e stiamo supportando i nostri partner della catena di approvvigionamento in Italia a passare a un fornitore o a una tariffa di energia rinnovabile, laddove non sia già in vigore, con il nostro partner di energia verde èNostra.
Stiamo inoltre mappando le pratiche energetiche delle catene di approvvigionamento attraverso un questionario distribuito a tutti i nostri fornitori diretti per trovare delle occasioni di ottimizzazione e invitare a passare a una tariffa per l’energia rinnovabile.
Attraverso la collaborazione tra la sede italiana e l’iniziativa GoGreen di DHL, tutte le emissioni legate ai trasporti della nostra catena di approvvigionamento vengono calcolate e compensate tramite progetti esterni di protezione climatica, contribuendo per esempio a parchi eolici in Cile, a misure per l’efficienza energetica in Lesotho e alla distribuzione di acqua potabile in Malawi.
DHL calcola e compensa le emissioni in base allo standard di contabilità e rendicontazione del ciclo di vita del prodotto del Greenhouse Gas Protocol.
A partire dal 2013, abbiamo ridotto i viaggi di lavoro all’essenziale e abbiamo cercato di ridurre l’impatto del pendolarismo dei dipendenti.
Da allora, l’utilizzo dei voli a lungo e breve raggio è diminuito rispettivamente di oltre il 70% e oltre il 50%.
Questo risultato è stato possibile grazie a politiche sui viaggi che promuovono i veicoli elettrici e al sostegno degli spostamenti dei dipendenti nelle modalità più sicure e meno gravose per l’ambiente. A Londra, Vivienne Westwood fa parte del Cycle Scheme, che incentiva gli spostamenti in bici rispetto all’uso di auto e trasporti pubblici, offrendo ai dipendenti una riduzione fiscale.
Anche la nostra politica sul telelavoro contribuisce a ridurre le emissioni causate dal pendolarismo.
Da diversi anni stiamo valutando la possibilità di trasferire i nostri finanziamenti aziendali a una banca verde, ma a causa della complessità delle soluzioni richieste (data, per esempio, dall’entità delle transazioni), non siamo ancora riusciti a trovarne una che soddisfi le nostre esigenze. Continueremo a monitorare gli sviluppi del settore sperando di realizzare questa trasformazione in futuro.
Il nostro piano pensionistico con Aviva investe nel Sustainable Future Managed Fund di Liontrust, un fondo privo di combustibili fossili, senza alcuna esposizione a società di armamenti, tabacco o gioco d’azzardo. Il team di Liontrust si impegna a investire in aziende che stanno riducendo a zero le proprie emissioni assolute di carbonio e in quelle che si occupano di riciclo della plastica, innovazione degli imballaggi ed economia circolare.
Liontrust è firmataria degli United Nations Principles for Responsible Investment (UNPRI), dello Stewardship Code del Financial Reporting Council e della Task Force on Climate-related Financial Disclosures del Financial Stability Board.